Riceviamo il racconto di Stefano, uno dei volontari italiani presenti a St Imier e, molto volentieri, pubblichiamo per condividere lo spirito di partecipazione che ha reso possibile l’Incontro Internazionale Anarchico (in questo articolo un resoconto):
Volevo parlarvi della mia esperienza come lavoratore volontario a St Imier, che sarebbe dovuta iniziare il 3 di agosto e sarebbe dovuta finire il 17 di agosto, anche se, in realtà, abbiamo iniziato il 5 agosto e già il 13/14 agosto si è terminato di risistemare, a riprova della ottima condotta tenuta da* anarchic* di tutto il mondo che hanno partecipato all’incontro.
I lavori che abbiamo effettuato (allestimento campeggio, salone del libro, bar e vari altri lavoretti) sono stati relativamente poco faticosi, sia per il grande afflusso di volontari* arrivat* da moltissimi paesi diversi (anche se gli/le italian* erano poch*) e, soprattutto, per la grande intesa che è nata tra di noi, a dispetto dei problemi causati dalle lingue diverse. Una volta di più si prova che il lavoro se non è imposto ma condiviso diventa una piacevole esperienza.
Il 5 agosto non eravamo ancora in molt* volontar* ad essere arrivati a St. Imier: una compagna brasiliana, che girava il mondo da diversi mesi, una coppia di compagni della Normandia molto appassionati di canti anarchici e popolari (e con una certa predilezione per quelli italiani), un compagno di Montpellier, tre compagni tedeschi ed io.
Il primo giorno, una ventina di compagn* locali e francofoni dell’organizzazione accompagnò questa prima squadra “internazionale” di otto persone al palazzo del ghiaccio (patinoire) destinato ad ospitare il salone del libro, dove installammo dei pannelli di plastica per terra per proteggere il fondo. Dopo qualche ora di lavoro tipo puzzle, il lavoro fu completato e tornammo all’Espace Noir (il centro sociale anarchico da dove partiva tutta l’organizzazione) che si era definitivamente riempito di compagn* tra cui molt* nuov* volontar*.
Il giorno dopo, il tempo non prometteva nulla di buono, ma partimmo comunque per Mont Soleil per cominciare ad allestire il camping. Una ragazza spagnola ed io, cominciammo a mettere paletti di legno infissi nel terreno prima per ancorare dei tendoni, dopo per costruire dei trespoli dove sistemare i sacchetti dell’ immondizia. Intanto, il tempo peggiorava fino al punto che tutte le persone con cui eravamo arrivati tornarono all’Espace Noir senza che noi due ci accorgessimo di nulla. Perciò, noi, ormai separati dagli altri, facemmo amicizia con dei compagn* che provenivano prevalentemente da Marsiglia e, al riparo di un tendone, sotto una pioggia sempre più crescente, pranzammo insieme a loro. Nel pomeriggio, aspettavamo l’arrivo di alcuni tavoloni, ma la pioggia non ne permise l’arrivo, perciò la giornata del volontario finì cosi.
Il 7 agosto (con condizioni meteo decisamente migliorate) partimmo per la sala spettacoli per diversi lavori: immagazzinare bibite, birra e trasportare sedie. Poi partenza per Mont Soleil per terminare l’allestimento del camping, tipo sistemazione cartelli di segnalazione e sistemazione definitiva delle toilette.
Il giorno otto con inizio vero e proprio dell’ Incontro Internazionale, avevo paura di essere impegnato, e non poter assistere a conferenze e dibattiti ma, fortunatamente, non fu cosi perché dovetti solo servire birra alla sera al bar di Mont Soleil. Purtroppo, questo compito mi fece perdere il concerto di Alessio Lega, ma oltremodo non si può avere tutto.
Nei giorni successivi nove dieci undici dodici agosto, per il grande afflusso di volontari, sempre crescente non ho più avuto dei doveri “obbligati” ma ho più volte, tra una tavola rotonda, una conferenza e l’altra, aiutato ha portare bibite, birra e cose simili, oltre che aiutare a fare pulizia intorno all’Espace Noir sia le notti dopo i concerti, che alcune mattine prima del inizio delle conferenze.
I giorni 13 e 14 agosto, in un paese tristemente vuoto, li passai a fare pulizia intorno al paese, ma, come ho già detto, non ci fu molto da riordinare per la buona condotta di tutt*. Molto tristi e commoventi gli abbracci e i saluti con i/le compagn* spagnoli, greci, francesi, svizzeri, brasiliani, portoghesi e tedeschi conosciuti a St. Imier.
Concludo rimarcando che l’esperienza di St. Imier, sia come volontario che come partecipante, è stata un esperienza indimenticabile che se dovesse ricapitarmi ripeterei senza ombra di dubbio.