Il titolo si riferisce all’omonimo romanzo[1] edito da ZIC (Edizioni Zero in Condotta) scritto da Alberto Piccitto, un compagno della Federazione Anarchica Milanese. Si tratta di
un’uscita inconsueta per una casa editrice che di solito pubblica saggistica di tendenza anarchica ma questa scorribanda nella narrativa può dirsi, a mio modesto avviso, assolutamente riuscita nonostante l’autore sia un esordiente e non certo un romanziere professionista. Mi è particolarmente piaciuto il formato tascabile e la grafica (di Mariella Bernardini).
Il protagonista è un’improbabile ex-anarchico cinquantenne, Augusto Rocchi, che in realtà assomiglia di più alla caricatura del militante marxista anni ’70, ossessionato dal proletariato e dalla lotta di classe, ma caratterizzato da un anelito libertario. Incontriamo questo personaggio mentre lotta contro il sistema a modo suo: ovvero vendendo cocaina esclusivamente a quelli che lui ritiene essere nemici di classe, ovvero i ricchi. In realtà, l’ingenuo Augusto non è che l’ultimo ingranaggio di un’organizzazione criminale che appartiene a pieno titolo al sistema di potere che tiene in piedi “l’azienda Italia”. Quando Augusto viene coinvolto dall’organizzazione criminale per lanciare una potentissima versione della cocaina, che lui ribattezza macnovicina in onore dell’anarchico ucraino Nestor Machno, saranno managers della mafia, alti prelati, calciatori, puttane e imprenditori disonesti a subirne le conseguenze in un turbinio di situazioni irreali e rocambolesche. Ma neanche l’intraprendenza del nostro eroe riesce a rilanciare la lotta di classe e, nel romanzo come nella realtà dell’Italia contemporanea, il proletariato non entra mai nella storia come protagonista.
Il libro si legge tutto d’un fiato, essendo scritto in linguaggio scorrevole e quotidiano e racconta una storia che pur essendo del tutto paradossale, sorprendentemente riesce a mantenere un’impossibile aderenza alla realtà. La descrizione di un’intera società in qualche modo “drogata” riesce infatti a non discostarsi di molto rispetto alla quotidianità dell’Italia di oggi.
Potenti allucinati che impongono i propri deliri d’onnipotenza a getto continuo non sono, in effetti, confinati alla narrativa bensì una caratteristica saliente della nostra realtà. Qualche giorno fa addirittura il presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, avrebbe dato apertamente del cocainomane al Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, consigliando gli altri ministri presenti di farlo curare dopo la bagarre parlamentare di cui al video qui sotto. Vuoi vedere che Alberto Piccitto non è un vero romanziere ma soltanto un buon cronista?
[1] Alberto Piccitto, MACNOVICINA L’eccitante lotta di classe, Edizioni Zero in Condotta, Milano, pp. 176, EUR 12,00, ISBN 978-88-95950-17-4