Stanotte scrivo per rallentare i maroni che mi girano come due eliche. Scusate l’incipit poco elegante ma dopo le ultime settimane di martellamento mediatico ho esaurito il bon ton. Sento che la costruzione di un’opinione pubblica ostile agli anarchici e a chi si ribella in generale sia funzionale a successivi eventi tragici che permettano di consolidare ulteriormente la svolta autoritaria ed antidemocratica che le élites di questo paese stanno concretizzando anche con il governo dei tecnocrati. Scrivo le poche righe che seguono per tutte le persone oggetto del bombardamento televisivo che vogliono riflettere ed uscire dal paese immaginario nel quale si muovono gli attori della politica, per entrare nel paese reale dove le persone autentiche sono costrette a lottare per sopravvivere.
Il movimento anarchico e i suoi militanti hanno subito nelle ultime settimane attacchi tra i più vigliacchi che si ricordino sia dal punto di vista mediatico che, soprattutto, dal punto di vista fisico, culminati con la caduta del compagno Luca Abbà dal traliccio sul quale si era arrampicato per protestare per l’esproprio del suo terreno in Valsusa, mentre era inseguito da due sbirri rocciatori che cercavano di farlo scendere con la forza. Le immagini girate dalla polizia dell’episodio sono state diffuse ai media tagliate ad arte e Luca è stato presentato da diversi organi di stampa come un “cretinetti” o un “esaltato”[1]mentre sono state sottaciute le gravi responsabilità delle forze del disordine statale che non hanno rispettato neanche i loro stessi regolamenti quando vietano di mettere in pericolo la vita dei manifestanti con interventi avventati e violenti.
Tutti i telegiornali hanno continuato ad utilizzare con la stessa superficialità e scarsa professionalità ed indipendenza le “veline” della polizia creando l’immagine di un incosciente che si fulmina per sua imperizia e non perché inseguito dagli sbirri. Penso che di fronte a questo sia ampiamente giustificata l’ostilità che i manifestanti hanno dimostrato a questi strumenti nelle mani delle élites che sono i giornalisti italiani (fatte salve poche eccezioni).
Le nostre compagne ed i nostri compagni che tornavano dalla manifestazione del 25 febbraio in Valsusa (50.000 persone manifestazione assolutamente pacifica) sono stati caricati senza motivo dalla polizia in stazione di Porta Nuova a Torino:
mentre nei giorni successivi in Valsusa, la polizia reprime con la solita violenza i blocchi stradali, incurante di trovarsi di fronte persone completamente indifese (comprese persone anziane) ed effettua vere e proprie cacce all’uomo nei paesi della valle producendosi in distruzioni gratuite contro cose e persone inermi e che in alcun modo avevano attuato azioni violente. Il bilancio: 100 feriti, cariche per ore, 20 fermati, spaccate vetrine dei locali e macchine dei manifestanti, massacrato allegramente ultrasessantenni e donne, gettato lacrimogeni e gas nelle case; picchiato anche un poliziotto che non voleva picchiare una ragazza. Per un racconto puntuale sugli avvenimenti della Val di Susa consiglio il blog Anarresinfo editato dai compagni torinesi.
Proprio stasera, ho visto un video prodotto da quei pochi giornalisti che pur partendo da preconcetti ostili riescono a superarli per tentare di rappresentare la realtà al di là dagli interessi dei loro editori. Se siete abituati all’informazione dei giornali e dei telegiornali di regime dedicate per favore 1 ora del vostro tempo per vedere questo video del programma Servizio Pubblico:
Qualche giorno prima, il capo della polizia Manganelli, uomo da oltre 600.000 euro di stipendio ovvero 35 volte più di un operaio o di un agente di polizia e più del doppio anche del magistrato italiano più alto in grado, dichiara al Parlamento che «finora gli anarchico-insurrezionalisti italiani non hanno ucciso solo per caso»[2]. Questa sorprendente dichiarazione non riguarda qualche piccolo nucleo di esagitati che mandano pacchetti bomba e che la polizia cerca da anni, stranamente senza mai riuscire ad individuarli ma, al contrario, viene associata alla Valsusa ove l’anarcoinsurrezionalismo «è un fenomeno alimentato da persone che hanno imparato a strumentalizzare i movimenti, intervengono su tutti i temi con una capacità anche guerrigliera»[3].
Quindi, secondo l’analisi di uno dei professionisti più pagati in Italia, i pericolosi anarchici “dirigono” i poveri sprovveduti del movimento No Tav che si lasciano strumentalizzare dalla strategia violenta anarchica. Poi se vai a chiedere alle vecchiette della Valsusa, ti rispondono che gli anarchici li conoscono bene e che hanno sempre accettato le decisioni delle assemblee del movimento e che sono insieme nella lotta (vedi video). D’altronde, le anarchiche e gli anarchici non hanno leader da promuovere per le elezioni e hanno una concezione della democrazia basata sulle assemblee e sull’autogestione del territorio quindi fatica a stare in Valsusa i libertari proprio non ne fanno. Quindi, se le pompose analisi del capo della polizia in Val di Susa vengono smontate dalle vecchiette e gli anarchici sono in galera per aver afferrato il braccio di un poliziotto per non cadere (vedi sotto la storia di Tobia) , allora ci deve essere qualche motivo perché invece tutta la politica le prende molto sul serio e giustifica il pugno di ferro repressivo in montagna così come nelle nostre città.
Quando un carabiniere viene definito eroe perché non reagisce violentemente contro un compagno che gli esprime il proprio punto di vista con tono pacato, durante una manifestazione, chiamandolo pecorella in assenza di una matricola che consenta di identificarlo quando commette qualche abuso durante il proprio lavoro[4] (vedi video), allora siamo proprio in mezzo ad una deriva fascista e questo non lascia ben sperare per il futuro.
Un paese dove una scritta sul muro o su un volantino è equiparata ad una minaccia da perseguire penalmente con la massima severità (vedi il caso di due compagn* di Torino condannati al carcere per un manifesto), ove 2 ventenni presi a caso nel mucchio dagli sbirri dopo la manifestazione del 15 ottobre 2011 prendono 4 e 5 anni di galera sulla base di prove indiziarie per resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Dove ci sono attivisti No Tav da più di un mese in carcere o agli arresti domiciliari perché hanno cercato di non soccombere alle cariche indiscriminate della polizia e ai lacrimogeni sparati ad altezza uomo in Valsusa.
Dove c’è un compagno ai domiciliari stretti, Tobia Imperato, bibliotecario presso l’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea, al quarto giorno di sciopero della fame perché non gli consentono di vedere la nipotina o andare a lavorare e nessuno ne parla. Secondo l’accusa, Tobia si sarebbe contrapposto ad un poliziotto nel corso dello sgombero del presidio della Maddalena il 27 giugno 2011 e nelle foto prodotte dalla Polizia si vede unicamente un contatto tra la mano di Tobia e l’avambraccio di un operatore delle forze del disordine. Sulla base della ricostruzione del movimento No Tav “attraverso la testimonianza di una altro manifestante presente al fatto e il reperimento di un filmato scaricato dal web è stato possibile ricostruire integralmente la scena. Il contatto in questione avviene su un ripido pendio a fianco dell’autostrada ed è preceduto da un intervento piuttosto rude di alcuni poliziotti che hanno appena buttato per terra un manifestante con le mani alzate. Il contatto dura solo un paio di secondi, senza che si possa apprezzare alcun intento violento da parte di Tobia. Tobia ha sostenuto, con dichiarazione spontanea resa in interrogatorio, di essersi aggrappato al poliziotto perchè stava scivolando all’indietro. In effetti, dal filmato si vede che, immediatamente dopo aver appoggiato la mano sul poliziotto, egli cade all’indietro e scivola giù per la scarpata”[5]. Queste cose possono accadere soltanto quando la società cosiddetta “civile” evita accuratamente di approfondire le questioni e cade nella trappola del nuovo fascismo mediatico. Ti abbraccio, Tobia, so che non riusciranno mai a piegarti.
Un paese dove denunciano 60 persone per manifestazione non autorizzata solo perché contestano l’operato della magistratura dimostra che la logica dei due pesi e due misure si giustifica solo in un’ottica fascista sdoganata anche da chi usava definirsi di sinistra. E veniamo alla goccia che fa traboccare il vaso. Dopo tutte queste prove di un progressivo scivolamento dell’Italia verso una dittatura soft arriva l’ex comunista Napolitano che stasera dichiara senza vergogna: «rivolgo il più caldo appello a quanti restano non convinti della pur rilevante importanza, per l’Italia e per l’Europa, di quell’opera, affinché desistano da comportamenti inammissibili. C’è bisogno nel paese di un clima costruttivo, nel quale l’attenzione e gli sforzi si concentrino sull’impegno a garantire sviluppo, occupazione, giustizia sociale. L’espressione del sacrosanto diritto al dissenso su qualsiasi scelta e decisione politica e di governo, deve escludere il ricorso a violazioni di legge, violenze, intolleranze e intimidazioni, come quelle che si sono purtroppo verificate in nome dell’opposizione al progetto Tav Torino-Lione»[6].
Isoliamo i violenti. Isoliamo lo stato.
[1] Vedi la prima pagina de “Il Giornale” che rappresenta soltanto la punta dell’iceberg della rappresentazione mediatica distorta e offensiva che Luca ha dovuto subire mentre lottava per sopravvivere.
[2] Corriere della Sera http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_22/manganelli-relazione-tav_03babcb8-5d7d-11e1-8d58-29f34aaed5a4.shtml
[3] Corriere della Sera http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_22/manganelli-relazione-tav_03babcb8-5d7d-11e1-8d58-29f34aaed5a4.shtml
[4] E si perché le cassiere del supermercato o gli operatori dei call center debbono essere identificabili dai clienti con codici o cartellini con il proprio nome mentre i poliziotti devono poter restare totalmente anonimi ed irriconoscibili bardati in tenuta antisommossa con casco e viso coperto. Ovviamente, tutti a parlare dell’insulto “pecorella” e nessuno che affronta questo problema. Bravi giornalisti.
[5] http://www.notav.info/post/tobia-imperato-e-al-terzo-giorno-di-sciopero-della-fame/
Oggi mi è capitato di parlare con alcune persone a proposito del movimento NoTAV e mi è venuto spontaneo chiedere a che livello è arrivata la lobotomizzazione del pensiero critico. Questi due si univano molto liberalmente al coretto di quelli indignati dal discorso sulla “pecorella” e sostenevano le manifestazioni pacifiche purché non scadessero nell’offesa. Ora, ancora qualche anno fa si poteva sentire qualcuna di queste anime immacolate “accettare” un urlo contro le ingiustizie (intendo proprio urlo, parola pronunciata ad alta voce)… ora nemmeno più quello. Dopo mezz’ora sono riuscito per lo meno a farli ragionare sull’assurdità di tanta indignazione contro un manifestante che insulta uno che gli occupa la terra in assetto da battaglia mentre nessuno si indigna per uno Stato che tratta una comunità intera come una misera questione di ordine pubblico.
E allora mi chiedo, quanto e quale tipo di lavoro di controinformazione spetta a chi non si trova in Piemonte (scrivo dal Sud)? Molto più che parecchio.
P.S. hai letto di questa nuova iniziativa internazionale? Il “comitato promotore” mi lascia un po’ freddino, ma mi rassicura la presenza del movimento Occupy e della rete NoBorder. Potrebbe essere una bella occasione per rilanciare un’alternativa a livello globale. ht*p://blockupy-frankfurt.org/it
@Vesuviano: Come potrei darti torto… Riguardo invece all’iniziativa di Francoforte non so nulla ma mi pare una piattaforma abbastanza eterogenea. Riguardo alle iniziative internazionali sicuramente parteciperò a questa importantissima iniziativa anarchica a St Imier: http://anarchico.noblogs.org/post/2011/12/19/tutti-a-saint-imier/
Anche se commento di rado il tuo blog lo leggo sempre (perlomeno passo una volta alla settimana per vedere se hai aggiornato)! Magari ci si incontra pure di persona, c’è una remota possibilità che io riesca a partecipare all’incontro di S.Imier, ma chissá…
Sarebbe un piacere conoscerti di persona! Tutt* a St Imier!
I fatti di cui parli li conosco, li ho letti, ne ho scritto in parte sul mio blog, ci rilfetto spesso e sinceramente la rabbia di fronte a tutto ciò lascia a volte il posto alla consapevolezza che, per quante situazioni di profonda ingiustizia ci troviamo noi oppositori del sistema a dover affrontare, questo sia in fondo normale. Non mi stupisco più di nulla! Semplicemente questa constatazione rafforza la mia convinzione che il sistema che produce tali dinamiche non possa, non debba durare in eterno, anzi, ogni giorno che passa è un giorno di troppo!
@blackblogger: Bello risentirti, compagno. Nulla dura in eterno! Ma noi dobbiamo essere in grado di preparare un’alternativa a questo scempio altrimenti le cose cambieranno si, ma in peggio purtroppo…
Ciao!Vi scrivo da Ljubljana, Slovenia. Sono stata da voi venti anni fa, dunarte la grande dimostrazione contra la guerra in Iraq. Sono libertaria di sinistra e ho formato un gruppo di cabaret, chiamato SUBKOMITE il nostro attuale spettacolo si svolge a Madrid, dunarte gli ultimi giorni della guerra civile, dove donne ai margini della societa di diversi paesi europei, s’incontrano nella bettola dell’anarchica messicana Alcatraz Come quinta, abbaimo una bandiera anarchica di 8 m x 6! Se vi interessa sapere di piu contattatemi e vi mando piu materiale. Saluti!!!
Un video che si spiega da solo sull’atteggiamento delle forze del disordine… http://www.youtube.com/watch?v=mS9htMKF2Ns