Solidarietà a Michele e ai compagni di Spoleto

Questa vicenda incredibile dimostra che in Italia quando si parla di giustizia in realtà si intende qualcosa che con la giustizia non ha niente a che vedere. Michele, L’Anarchico vuole esprimerti tutta la solidarietà e l’affetto possibili e e sono certo che questa ingiusta condanna sarà un’occasione in più per tutti noi di lottare contro l’ingiustizia.

Lettera di Michele Fabiani tratta da Spoleto Online:

http://www.spoletonline.com/index.php?page=articolo&id=135801

Diari di Viaggio, 17 Maggio 2011 alle 10:13:26

MICHELE FABIANI CI SCRIVE: ‘LA NOSTRA CONDANNA COSÌ LEGGERA RAPPRESENTA UN SUSSULTO NELLA COSCIENZA DEI GIUDICI’

‘Sanno che siamo innocenti, ma hanno dovuto comunque dare soddisfazione politica a qualcuno’

di Michele Fabiani (*)

Caro Direttore, innanzi tutto grazie per lo spazio che mi concedi e in generale per il modo onesto con cui hai informato i tuoi lettori sulle vicende giudiziarie che purtroppo mi riguardano. Su questo ultimo punto non dovrei neanche ringraziarti, ma di questi tempi l’onestà intellettuale è una merce rara, concedimelo, anche fra molti tuoi colleghi. Non entrerò nei dettagli giuridici della vicenda Brushwood, se ne è già parlato molto e io non amo affatto la cronaca giudiziaria. Cosa altro dire oltre al fatto che in una rivendicazione c’era un’impronta digitale che non appartiene a nessuno degli imputati? Cosa altro dire oltre al fatto che quando è stata inviata la lettera alla Lorenzetti io ero in Puglia? Cosa altro dire oltre al fatto che quando è stato acquistato il liquido incendiario per uno dei presunti attentati io ero al lavoro?

Alla cronaca giudiziaria io preferisco, per costituzione personale ma soprattutto per la natura del fatto di cui parliamo (la condanna a 3 anni e 8 mesi per terrorismo), l’analisi politica: perché Mercoledì si è consumato un fatto politico; perché la sentenza della Corte di Assise di Terni è stata una sentenza politica. Per la prima volta in Italia due persone accusate di far parte della Federazione Anarchica Informale sono state condannate per associazione sovversiva. Al momento non esiste nessun condannato definitivo per queste vicende, ci sono state delle condanne in primo grado e poi delle assoluzioni in Appello, ma anche quando queste persone venivano ingiustamente condannate in primo grado per fatti gravissimi (pacchi bomba, ordigni, ecc.) il reato associativo veniva a cadere: magari si prendevano 10 anni (lo ricordo poi sono stati assolti) per aver mutilato un carabiniere, ma non venivano condannati per terrorismo perché mancavano i presupposti (covi, armi, soldi, gerarchie associative, ecc.). Da Mercoledì le cose sono cambiate: Fabiani Michele e Dinucci Andrea sono stati condannati per far parte di una associazione sovversiva composta da sole due persone. Se per le Corti di mezza Italia tali presupposti mancavano anche per chi era accusato di inviare pacchi bomba, per la Corte di Terni tali presupposti erano invece presenti per chi è accusato di scritte sui muri e di lettere di insulti!

Vedi Direttore perché parlo di sentenza politica. Io sono convinto che la realtà sia come una stanza dove il soffitto è costituito dalla Filosofia e il pavimento dalla Politica. Non tutti gli oggetti arrivano a toccare il soffitto, ma tutti ne sono coperti. Tutti gli oggetti invece poggiano su basi politiche. Non esiste un solo atto – salvare un cucciolo al canile, pulire una strada, scrivere articoli – che non sia un atto politico.

Vedi Direttore, la definizione di “sentenza politica” non è una definizione ideologica come potrebbe sembrare. E’ una definizione tecnica, neutrale. I ROS, nella loro fallimentare guerra contro questo ectoplasma chiamato “Federazione Anarchica Informale”, non hanno mai vinto una sola, misera, battaglia. Decine di indagati assolti. Attentati che continuano a verificarsi con cadenze quasi mensili che non riescono ad essere prevenuti. Gruppi sovversivi stranieri che si federano con questa “casa madre”. Di fronte a questo attacco, quale risposta hanno dato i ROS del Generale Ganzer? Un bel niente.

Riuscire a condannare almeno due persone era quindi un’impresa disperata. Riuscire in tale impresa era quindi un successo, un successo politico. Hanno dovuto scegliere una Procura di provincia e un Tribunale di provincia: prova a pensare se avessero fatto a Napoli un processo ad un’associazione sovversiva di imbrattatori di muri, i giudici – ogni giorno impegnati contro camorra e criminalità minore – si sarebbero scompisciati dalla risate. Hanno inoltre colpito nel mucchio. Hanno preso un giovane anarchico e un suo amico; hanno detto che la loro amicizia era una “associazione sovversiva con finalità di terrorismo, anche internazionale, e di eversione dell’ordine democratico”. Un’accusa che può portare fino a 15 anni di galera. Siccome un’associazione sovversiva in due fa ridere hanno arrestato altre tre persone, ora assolte per il reato principale. Uno di loro, Fabrizio, è morto senza vedere il giorno della sua archiviazione. E’ ipocrita dire che è stato archiviato di fatto, come ha detto il PM in aula. Fabrizio non è stato archiviato, semplicemente non gli è mai arrivato il foglio con cui lo si rinviava a giudizio, ma non gli è arrivato nemmeno l’altro di foglio, quello dell’archiviazione formale, non ha quindi mai potuto avere diritto al risarcimento per la galera ingiustamente fatta. In questo limbo Fabrizio è rimasto per anni.

Quella di Mercoledì non è stata solo una sentenza politica, è stata anche una sentenza diplomatica. Il reato di cui sono stato accusato prevede minimo 7 anni di carcere, massimo 15. A me ne hanno dati 3 e 8 mesi, ad Andrea 2 e mezzo. Pochissimo. Se fossimo stati colpevoli avremmo dovuto festeggiare, e in effetti in molti ci hanno dato una pacca sulla spalla dicendo che alla fine ci era andata bene se si considera che il PM aveva chiesto 9 anni. Il fatto che ci hanno dato così “poco” dimostra un sussulto nella coscienza dei giudici, un compromesso con la loro coscienza. Sanno che siamo innocenti, non hanno voluto calcare la mano: ma hanno dovuto comunque dare soddisfazione politica a chi, in alto, molto in alto, esigeva che dopo 10 anni di “guerra” fra gli anarchici e lo Stato qualcuno si doveva condannare, poiché per i vertici politici e strategici la situazione stava diventando imbarazzante.

Che questa fosse una sentenza politica lo ha detto anche il PM. Durante l’arringa lo scorso 6 aprile, dopo una marea di confusioni e di errori, dopo aver chiesto un’interruzione avendo perso il filo del discorso, riuscì però a concludere ad effetto dicendo: “la FAI ha colpito ancora, lo scorso primo aprile a Livorno, quasi uccidendo un militare della Folgore”. Ovviamente noi non siamo accusati di questa cosa. Siamo accusati però di far parte di una cellula locale di questa FAI specializzata nelle scritte sui muri. Quindi il PM voleva dire: ‘Condannateli per le ragazzate in esame, ma anche per l’associazione, perché questa associazione continua a mietere vittime, l’ultima una settimana fa, serve quindi un segnale politico’.

Concetto ribadito con sconcertante chiarezza il 10 Maggio. Durante le repliche rispose così agli Avvocati: “So che nessuno è mai stato condannato per essere membro della Federazione Anarchica Informale, sono certa che questa sarà la prima volta”. Insomma serviva una prima volta. Poco importa che non fosse la cellula assassina di Livorno ma quella “de no’ antri” di Spoleto, poco importa che non fosse la cellula del plico incendiario a Prodi ma quella che scriveva slogan contro l’ecomostro con la vernice: l’importante è avere una prima volta!

Per ottenere questo precedente hanno fatto l’impossibile. Hanno ad esempio cambiato il Presidente della Corte a tre udienze (su venti) dalla fine del processo. Il nuovo presidente Lanzillotto ha subito fatto capire che con lui sarebbe cambiata l’aria. Noi avevamo l’occasione di interrompere il processo e di farlo ricominciare da capo. Bastava chiederlo e sarebbe stato obbligatorio per loro acconsentire. Questo ci avrebbe fatto perdere un sacco di tempo, magari di uscire prescritti. Abbiamo invece chiesto di continuare, perché volevamo essere assolti e risarciti, perché i metodi berlusconiani di difesa non ci appartengono. Siamo stati degli stupidi. Da anarchico quale sono non avrei dovuto credere nella magistratura, li ringrazio comunque per la lezione: la prossima volta terrò a mente. Dicevo, con il nuovo giudice è cambiata subito l’aria. Malgrado noi non avessimo chiesto di ricominciare da capo e perdere altri due anni, chiedemmo però di sospendere il processo per una o due settimane, un modo per essere certi che il nuovo Presidente si fosse letto bene le carte. Il nuovo Presidente ci ringraziò per non aver mandato a monte il processo, ma non solo non sospese l’udienza, ma in quella occasione autorizzò la perizia calligrafica che il precedente giudice Righetti aveva sempre respinto nei due anni precedenti, rigettando le istanze che in quasi tutte le udienze presentava il PM. Per far capire bene da che parte stava, il nuovo Presidente ridusse notevolmente i diritti alle Difese fino a quel momento concessi: costrinse ad esempio tutti i difensori a tenere le arringhe in uno stesso giorno, confidando sulla stanchezza della Corte, nonché li costrinse alla maratona il giorno dopo l’intervento del PM senza dunque il tempo necessario per prepararsi ma anche solamente per leggere le trascrizioni dell’arringa accusatoria.

Caro Direttore, mi assumo le responsabilità di quello che dico, ma tu mi devi concedere lo spazio per porre ai tuoi lettori una semplice domanda: non è forse evidente che questa sostituzione ha sovvertito – questo si – l’andamento di un processo che fino a quel momento aveva visto la caduta di tutte le accuse?

Queste operazioni hanno consentito di salvare il risultato politico, la condanna mia e di Andrea per l’associazione, ma non hanno potuto sovvertire l’evidenza dei fatti. Come ha scritto su queste pagine virtuali Daniele Ubaldi: “Il castello accusatorio esce decisamente smontato dalla sentenza della Corte d’Assise, che respinge dell’80% le richieste dell’accusa per i due imputati Polinori e Corrias, di circa il 70% relativamente a Di Nucci e, infine, di oltre il 60% riguardo a Fabiani, presunto capo della altrettanto presunta cellula”. Si tratta in effetti di un gruppo terrorista che non faceva reati. Ma l’obbiettivo dei ROS non era capire chi ha fatto i reati; ad esempio chi ha incendiato l’Ecomostro di via della Posterna, dato che sono stato assolto con formula piena poiché decine di testimoni hanno visto che io quella sera stavo tenendo una conferenza. Di questi fatti ai ROS non gli importa nulla. L’obbiettivo dei ROS era riuscire dopo 10 anni a condannare degli anarchici (in realtà io sono anarchico, Andrea non lo è) per associazione sovversiva. Impresa che fino a Mercoledì non avevano mai ottenuto. Ovviamente il nuovo Presidente non poteva convincere il resto della Corte che io avessi il dono dell’ubiquità e che mentre tenevo conferenze incendiavo ecomostri. Gli bastava imporre il reato astratto, e quindi poco maneggiabile per i giudici popolari rispetto ad un incendio con i suoi testimoni, dell’associazione.

Questo per quanto concerne il pavimento, la Politica. Andiamo ora al soffitto, la Filosofia. Il processo di cui sono stato la principale vittima sul piano filosofico e pedagogico è stato davvero illuminante. Esso ci permette di compiere una duplice demistificazione. Ci sono due opposti pregiudizi che hanno offuscato la filosofia politica della Seconda Repubblica: 1) Berlusconi è un Santo e i giudici sono brutti e cattivi; 2) i giudici sono i Salvatori della Patria e chi vi si oppone è un criminale. La posizione 1) era quella espressa dal cosiddetto centro-destra, la 2) quella espressa dal cosiddetto centro-sinistra.

Noi abbiamo assistito in questo processo alla confutazione sperimentale di questo duplice pregiudizio: abbiamo visto dei giudici di sinistra (il PM Manuela Comodi è esponente dell’ANM, il sindacato anti-berlusconiano dei giudici), sostenuti da politici di sinistra (come la Lorenzetti che dopo pochi minuti dagli arresti, alla faccia del garantismo, si è andata a complimentare con i ROS), che si accanivano contro un anarchico e un suo amico. Questo dimostra che non è vero quanto ci raccontano Beppe Grillo o Antonio Di Pietro: non è vero che chi ha dei precedenti penali non merita di fare politica. Questa affermazione infatti viene doppiamente confutata: a) ci sono degli innocenti ingiustamente condannati; b) ci sono persone che sono colpevoli, sì, ma di reati di opinione. Il dipietrismo e il grillismo che hanno inquinato la mentalità politica della sinistra italiana quando dicono “via i pregiudicati dalla politica” partono dall’assunto che i giudici siano infallibili.

Tale assunto è stato dimostrato fallace l’11 Maggio.

Come dissi, recentemente, alla conferenza della Scuola Umbra organizzata a Gennaio sul tema del giustizialismo, questo processo e i processi simili mi fanno venire in mente il processo a Socrate. Non perché io mi paragoni a Socrate. Non lo merito assolutamente. Piuttosto perché la posizione dei miei giudici somiglia alla posizione dei giudici di Socrate.

Siamo nell’Atene del 399 a. C. La polis si è appena liberata dal cosiddetto Regime dei Trenta Tiranni ed è stata restaurata la democrazia. I nuovi giudici democratici (quindi di sinistra, direbbe Berlusconi: con la barba incolta e che puzzano) perdonano molti dei crimini del precedente regime, puniscono solo pochi responsabili di crimini particolarmente efferati, ma incredibilmente si scagliano contro Socrate, l’uomo più giusto di quelli del suo tempo, come lo definì Platone. Come mai tale accanimento? Socrate non solo non era un uomo del regime, ma si era anche rifiutato di collaborare nell’arresto di alcuni oppositori aiutandoli a fuggire dalla città. Perché lui venne condannato a morte e molti dei Tiranni invece amnistiati? I Trenta Tiranni erano una specie di “governo fantoccio” spartano, imposto dai vincitori della recente Guerra del Peloponneso. Quando si verificò l’insurrezione democratica, Sparta (un po’ come gli americani con Mubarak) non riuscì a tenere in piedi il proprio governo, ma quanto meno impose che i suoi membri non fossero perseguitati. La frustrazione ad Atene era alta, si sentiva il bisogno di vendetta per il regime e di riscatto per la guerra. Ma i Tiranni deposti erano intoccabili. Così se la presero con Socrate, un pensatore fastidioso, un ottimo capro espiatorio.

Perché dico che il processo a Socrate somiglia al nostro – o meglio che i giudici di Socrate somigliano ai nostri? I giudici di Socrate sono dei giudici democratici, dei giudici che hanno combattuto e vinto la tirannia. Nonostante ciò, i giudici di Socrate hanno commesso quello che Aristotele chiamò un gravissimo “crimine contro la filosofia”. Questo ci dimostra che il potere è sempre fonte di male e di oppressione. Chi prima ha combattuto contro i Tiranni, ora perseguita gli oppositori scomodi. Esattamente quello che sta accadendo in Italia: i magistrati che lottano (e fanno bene) contro Berlusconi, sono gli stessi che poi, preso il potere (anzi già da ora), perseguitano gli anarchici, i comunisti, i pensatori scomodi.

Il nostro PM, Manuela Comodi, è esponente regionale dell’ANM, il sindacato scatenato contro Berlusconi e le sue leggi. Il mito della sinistra e feroce avversaria giudiziaria del premier, la “rossa” Ilda Bocassini, è la stessa che alcuni anni fa fece arrestare decine di studenti, precari, operai, dirigenti della FIOM, accusandoli addirittura di essere le “nuove Brigate Rosse”.

Vedi Direttore, io sono anarchico. Credo che fino a quando ci sarà il potere esso verrà utilizzato per opprimere, sfruttare, reprimere. Ti saluto con un auspicio di respiro nazionale: l’invito a non illuderci di fronte alle sirene giustizialiste. La tirannia va abbattuta con la lotta dal basso, non con le inchieste della magistratura. Tali “golpe” possono togliere un tiranno, ma non per rendere il mondo migliore, ma solo per prendere il suo posto. L’aggressione vergognosa di PM “rossi” come Manuela Comodi agli anarchici umbri o Ilda Bocassini ai comunisti veneti ce lo insegnano.

 

(*) giovane anarchico spoletino condannato nel processo Brushwood

 

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Una risposta a Solidarietà a Michele e ai compagni di Spoleto

  1. Max scrive:

    Un’altra sua lettera precedente: “Spoleto – 14/11/2007 – 12:26

    «Sono Michele Fabiani, “detto Mec”, come direbbero i giudici, eh eh.
    Vorrei che questo scritto girasse il più possibile, non so ancora se potrò fotocopiarlo o se dovrò ricopiarlo a mano per cercare di mandarlo il più possibile in giro.

    Dalla seconda media mi chiamano Mec perchè per spirito di contraddizione tifavo la Maclaren…. e così ho appena scoperto che di sfortune ne ho avute di 2 in 2 giorni: la macchina di Agnelli e Montezemolo vince i mondiali e io finisco in galera. Martedi 23 ottobre 5 brutti uomini (2 erano cosi’ brutti che si sono messi il passamontagna) irrompevano in casa mia, la mettevano completamente sottosopra e mi arrestavano in base all’articolo 270bis (scritto dal ministro Rocco per Mussolini).

    I reati associativi come l’art. 270 bis e 270 permettono di arrestare qualcuno non per cio’ che ha fatto, ma per come la pensa, perché fa parte di qualche fantomatica associazione. Basti pensare che uno di noi 5, rinchiusi in isolamento giudiziario da quasi 4 giorni e da oggi in E.I.V., è accusato solo di aver fatto una scritta su un muro! Ci pensate? Tre volanti (a testa), i mitra, i passamontagna, la scorta aerea dell’elicottero, le telecamere, il carcere, l’isolamento, l’e.i.v., per una scritta su un muro!

    Sono poi stato portato alla caserma dei carabinieri di Spoleto e poi a quella di Perugia, infine da quella di Perugia al carcere. Il primo momento propriamente comico è stato il trasferimento tra la caserma di Perugia e il carcere: chi guidava la macchina, forse impressionato, si è sbagliato strada e abbiamo fatto 2 volte il giro intorno alla stazione ferroviaria.

    In carcere mi stanno trattando bene, non mi hanno mai toccato (in tutti i sensi, neanche per gli spostamenti). La cella è molto sporca, c’è un tavolo appeso al muro con un armadietto inchiodato ed un letto inchiodato per terra ed alla parete. Oggi è caduto l’isolamento e abbiamo anche la tv. Resta il divieto di comunicare tra noi, che è la cosa peggiore. Ho visto le immagini del TGR Umbria che eravate fuori durante gli interrogatori: eravate tanti! Sono stato tanto felice, purtroppo da dentro non vi abbiamo sentito.

    Ho risposto alle domande non perchè io riconosca un qualche valore alla magistratura, ma per il semplice motivo che nelle motivazioni del nostro arresto c’erano scritte talmente tante (omissis) che ho ritenuto importante contraddirle subito, pur senza essermi mai consultato con gli avvocati, per la corretta esposizione dei fatti, per la libertà di tutti noi.

    Talmente tante erano le falsità, le contraddizioni, gli errori grossolani che era di importanza strategica distruggerle immediatamente.

    Nessuno tema o si rallegri: io ero, sono e resto un prigioniero rivoluzionario. Lo ero, un prigioniero ed un rivoluzionario, anche prima di martedi: siamo tutti prigionieri, tutti i giorni. Quando ci alziamo la mattina per andare a lavorare, quando passiamo gli anni più belli della nostra vita sprecati su una macchina, quando facciamo spesa, quando non possiamo farlo perchè mancano i soldi, quando li buttiamo via i soldi per delle cazzate (vestiti, aperitivi, sigarette non c’è differenza) quando guardiamo la tv che ci fa il lavaggio del cervello, che cerca di terrorizzarci con morti, omicidi, rapine (quando in 15 anni gli omicidi sono diminuiti del 70%) così che noi possiamo chiedere piu’ telecamere, piu’ carceri, pene sicure, quando se c’è una pena davvero sicura a questo mondo è quella che incatena lo sfruttato alle sue condizioni.

    Io non ho mai detto “SONO UN UOMO LIBERO”, in pochi possono dirlo senza presunzioni. Se io fossi un uomo libero, andrei tutti i giorni sulla cima del Monte Fionchi, in estate con le mucche e le pecore e in inverno con la neve, e dopo aver raggiunto faticosamente le cime…guardare a nord ovest, la valle Umbra o Valle Spoletino come si diceva una volta, poi a nord est la Valnerina e il Vettore quasi sempre liscio dietro, e poi via verso est tutti gli appennini che cominciano da lì, fino a sud dove ci sono quelle meravigliose foreste…

    E forse, ripensandoci, neanche lì sarei davvero libero. Perchè la valle Umbra è piena di cave, di capannoni, di fabbriche, di mostri che devono essere combattuti. Ma mancano gli eroi oggi mentre di mostri ce ne sono anche troppi. Quindi io non sono un uomo libero, il dominio non è organizzato per prevedere uomini liberi. Però sono un rivoluzionario, un prigioniero rivoluzionario. Io sapevo gia’ di essere un prigioniero, prima che un giudice me lo dicesse.

    Certo, questa prigione è diversa da quella fuori: qui vedi tutti i giorni, in maniera limpida, simbolica e allo stesso tempo materiale quali sono i rapporti di forza del dominio; dove c’è chiaramente e distintamente l’uomo, con i suoi sogni, i suoi amori, il suo carattere, e il sistema, le sbarre, le catene, le telecamere, le guardie. Potremmo dire, ironicamente, che da un punto di vista politico-filosofico qui le cose sono più semplici: il sistema cerca di annientare l’individuo, l’individuo cerca di resistere. Ovviamente l’uomo qui sta peggio. E’ inutile fare retorica. Dopo qualche giorno la gabbia te la trovi intorno alla testa, è come se avessero costruito un’altra piccola gabbietta, precisa precisa intorno alla tua testa. Con il cervello che ragiona ma non ha gli oggetti su cui ragionare, con la voglia incontenibile di parlare e non c’è nessuno, di correre e non c’è spazio, quando mi affaccio alla finestra vedo un muro con altre sbarre, non si vede un filo d’erba, una collina (neanche durante l’aria, che passo solo in una stanza piu’ grande), fuori dalla tua gabbia c’è un altra gabbia. La mia paura è che questa sensazione mi rimanga anche quando esco. Che la lotta per non impazzire diventerà il fine della mia vita.

    Nel carcere “formale” l’uomo combatte contro se stesso, mentre nel mondo fuori il rivoluzionario deve combattere una guerra contro entità oggettive. La mia paura è che ci si dimentichi di questi 2 livelli di scontro, che anche quando uscirò ci sarà questa gabbia intorno alla testa che mi ………… e mi dice di non prendere a calci la porta della cella e di mettermi ad urlare. Non solo l’uomo antropofizza il mondo, ma in galera l’uomo antropofizza anche se stesso: come distruggiamo le montagne, così qui distruggiamo la nostra mente, costruendo fantasmi contro cui scontrarci.

    Il rapporto è tutto mentale qui. E’ di questo che voglio liberarmi, voglio uscire e continuare ad avere una capacità di analisi oggettiva della realtà. Qui questa capacità rischio di perderla. Mentre fuori, innaffiando un seme e facendo crescere una pianta, si ha un’interazione fisica con il mondo qui lo scontro è tutto psicologico. Lo scontro è fisico solo ad un primo livello, con i muri che non mi fanno uscire, ma in realtà la guerra è anche con i nostri fantasmi. I muri sono troppo materiali per essere reali. Sbagliano i marxisti quando riconducono tutto alla materia.

    La realtà è una sintesi in cui l’uomo colloca se stesso tra il mondo e le sue idee. In galera purtroppo questa sintesi è pericolosamente, patologicamente, troppo incentrata sulla mente. Ai compagni che scrivono che non trovano parole dico di trovarle queste parole che ne abbiamo troppo bisogno. Scriveteci a tutti e 5! Vorrei che qualcuno dicesse ad Erika che le mando un bacio.

    Mec, Un anarchico in cattivita’
    26/10/07»

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