Luigi Fabbri: un uomo da ricordare…

Luigi Fabbri

Dopo un periodo di assenza dovuto alla necessità di privilegiare attività nel mondo reale, ritorno a scrivere per ricordare Luigi Fabbri, uno dei tanti eroi dimenticati di questa Italia. L’occasione è la lettura di alcuni libri a lui dedicati negli ultimi anni e pubblicati dall’ottima casa editrice BFS, espressione della Biblioteca Franco Serantini di Pisa: partendo con l’affettuoso ricordo della figlia Luce “Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero”, Pisa, BFS, 1996 e poi con i contributi di Roberto Giulianelli “Luigi Fabbri. Studi e documenti sull’anarchismo tra Otto e Novecento”, Pisa, BFS, 2005, Santi Fedele, “Luigi Fabbri: Un libertario contro il bolscevismo e il fascismo”, Pisa, BFS, 2006 e per finire con il volume curato da Maurizio Antonioli e Roberto GIULIANELLI, “Da Fabriano a Montevideo Luigi Fabbri: vita e idee di un intellettuale anarchico e antifascista”, 2006.

Luigi Fabbri nacque a Fabriano (AN) nel 1877. In gioventù, fu arrestato più volte e mandato al confino in seguito ad attività sovversiva a mezzo stampa già prima della fine del secolo. Collaborò a numerose pubblicazioni, non solo in ambito anarchico, e conobbe in giovane età i più importanti militanti del movimento libertario. Diventò il principale collaboratore di Errico Malatesta e, nel 1903, fondò con Pietro Gori la rivista “Il Pensiero: Rivista quindicinale di sociologia, arte e letteratura”, aperta ai pensatori progressisti del suo tempo, scevra da ogni settarismo e considerata la più importante pubblicazione libertaria dei primi anni del secolo. Il primo aspetto fondamentale di Fabbri è l’apertura mentale e la capacità di allacciare un dialogo proficuo con socialisti, repubblicani e liberali mantenendo assolutamente coerente la sua impronta libertaria. Nel decennio precedente alla grande guerra, Fabbri si legò sempre più a Malatesta e intrattenne contatti con il movimento socialista anarchico internazionale e fu attivo nel sindacalismo rivoluzionario prima nella Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) e poi nell’Unione Sindacale Italiana.

Luigi e la moglie Bianca Sbriccoli con i figli Vero e Luce

Dal 1913 collaborò con la rivista malatestiana Volontà e nel 1914 fu tra i protagonisti della settimana rossa in seguito alla quale dovette rifugiarsi diversi mesi in Svizzera per sottrarsi all’arresto. Prima e durante la prima guerra mondiale mantenne una posizione coerentemente antimilitarista e contraria alla guerra e, considerato il clima molto pesante per la minoranza pacifista, la sua attività dovette subire un rallentamento. Dopo la guerra fu impegnato, insieme a Malatesta, nella fondazione dell’Unione Comunista Anarchica Italiana (UCAI) nel 1919 trasformatasi nel 1920 in Unione Anarchica Italiana (UAI) e collaborò al quotidiano anarchico Umanità nova, fondato a Milano nel 1920. Nel 1921, pubblicò “Dittatura e rivoluzione” che rappresenta una lucida analisi critica della situazione post rivoluzione russa d’ottobre e del concetto di dittatura del proletariato nel momento in cui questo concetto era sulla bocca di tutti.

Le esperienze del cd Biennio Rosso (1919-20), nel quale anche Fabbri ebbe un ruolo da protagonista insieme a Malatesta, verranno analizzate da Fabbri con un atteggiamento critico nei confronti dei socialisti ma anche autocritico nel suo libro dedicato all’emergenza fascista: “La controrivoluzione preventiva – Riflessioni sul fascismo” ultimato nel 1921e pubblicato originariamente nel 1922. Il pamphlet ebbe enorme successo anche se il fascismo riuscì a limitarne la diffusione distruggendo quasi interamente la tiratura. Recentemente è stato ripubblicato su iniziativa dell’Assemblea Permanente Antifascista di Bologna (ora Nodo Sociale Antifascista) con enorme successo dalle edizioni Zero in Condotta.

Fabbri criticava pesantemente la “vera ubriacatura” delle organizzazioni proletarie nell’immediato dopoguerra: “[…] la rivoluzione non veniva, non si faceva. Si facevano solo dei comizi di popolo, molti comizi; e con essi dimostrazioni, cortei, parate coreografiche senza numero. Sembrava che il proletariato italiano attendesse il rinnovarsi del miracolo di Gerico; che la Bastiglia borghese, che lo Stato capitalistico dovesse crollare, inabissarsi, soltanto al canto degli inni rivoluzionari ed allo sventolio delle bandiere rosse. In principio, lo spettacolo era bello, impressionante: gli stessi privilegiati del potere e della ricchezza n’erano conquisi, ed aspettavano il crollo. Ma il crollo, com’era naturale, poiché nei fatti nessuno vi pose mano, non avvenne”[1]. Ciò che, invece, si realizzò fu la crescita del fenomeno fascista che Luigi Fabbri seppe descrivere “in presa diretta” assegnando la giusta importanza alla questione e con una lucidità che anche gli avversari politici gli dovettero riconoscere. Questa capacità di Fabbri di analizzare spassionatamente la situazione del suo tempo è, a mio avviso un’altra delle caratteristiche che lo rendono importante e meritevole di una più ampia conoscenza ai giorni nostri.

Luce Fabbri

Quando, nel 1926, tutti i maestri elementari dovettero giurare fedeltà al regime fascista, Luigi Fabbri si rifiutò (furono soltanto 3 i maestri che non giurarono)[2] e dovette partire per un lungo esilio prima in Francia e Belgio e poi, infine in Uruguay. A Parigi fondò nel 1927 la rivista “Lotta Umana”. A Montevideo divenne direttore della scuola italiana, ma a seguito delle proteste del governo italiano fu licenziato. Nel 1931, fondò con Ugo Fedeli il mensile “Studi Sociali”. Luigi Fabbri morì a Montevideo nel 1935, mentre curava l’edizione degli scritti e della vita di Errico Malatesta.

La sua morte avvenne proprio nel momento di massima difficoltà nel movimento socialista internazionale prima delle speranze originatesi nel 1936 in Spagna. La rivista “Studi Sociali” venne portata avanti fino al 1946 dalla figlia Luce Fabbri che raccolse degnamente il testimone del padre in termini di militanza e di acume analitico[3].


[1] Luigi Fabbri, “La controrivoluzione preventiva”, Milano, Zero in Condotta, 2009

[2] Nel 1931 il giuramento di fedeltà fu esteso ai professori universitari e rifiutato da 12 professori su 1250 che dovettero allontanarsi dall’insegnamento.

[3] Per una retrospettiva sulla vita e le opere di Luce si veda: http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/266/28.htm

 

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Una risposta a Luigi Fabbri: un uomo da ricordare…

  1. Luigi scrive:

    volevo proporti questo fantastico tributo agli Anarchici italiani con sottofondo musicale degli ‘les anarchistes’ http://www.youtube.com/watch?v=_Zf6Hu2z1eI

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